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Arte e film a braccetto​

Published on Aug 12, 2025 by WeInk

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Arte e film a braccetto​

Omaggi d'arte nelle più celebri pellicole​


Oltre che nella musica e nelle copertine di diversi album, la storia dell’arte è entrata più volte anche nel cinema, ispirando tanto interi film quanto brevi scene di qualche secondo.

Nel primo caso, il legame con l’opera è quanto mai esplicito – basti pensare, tra i moltissimi casi, a La ragazza con l’orecchino di perla (2003), con l’allora diciannovenne Scarlett Johansson, che trae origine dalla celebre tela di Jan Vermeer, maestro del Seicento olandese; oppure a Il Codice Da Vinci (2005), dove le vicende di Tom Hanks nel ruolo di un professore di Harvard ruotano tutt’attorno ai capolavori pittorici di Leonardo; oppure a La migliore offerta (2013), di Giuseppe Tornatore, in cui per 131 minuti si narra del mondo del collezionismo e del battitore d’aste Virgil Oldman, interpretato da Geoffrey Rush (capitan Barbossa ne I Pirati dei Caraibi, giusto per intenderci…).

Nel secondo caso, invece, è decisamente più complesso riconoscere l’omaggio dei registi ai grandi capolavori, dal momento che l’opera è riprodotta e reinterpretata solamente per brevissimi ciak. Più complesso, si diceva, ma non impossibile.

Gustav Klimt, Il Bacio


Ecco alcuni esempi, a partire da Gustav Klimt, protagonista di una mostra allestita al Mart di Rovereto su cui si è speso qualche parola alcune settimane fa. L’opera più iconica dell’artista viennese è senz’altro Il Bacio, che si custodisce a Vienna, dove due amanti si stringono in un’ambientazione eterea fondendosi in un unico corpo, scintillante e dorato. In Shutter Island (2010), lo stranoto film dalla trama drammaticamente psicologica e ingarbugliata, Martin Scorsese si è lasciato ispirare da questa tela inscenando proprio allo stesso modo l’intenso abbraccio tra Di Caprio e la moglie.





Vincent Van Gogh, Ronda dei prigionieri

Restando tra i grandi cult cinematografici, pur dovendo fare un grosso salto indietro nel passato, anche in Arancia meccanica (1972) si può cogliere il richiamo preciso a un’opera d’arte: si tratta della Ronda dei prigionieri di Vincent Van Gogh, forse non abbastanza celebrata come dovrebbe, dipinta nel 1890 dal tormentato pittore mentre era degente nel manicomio di Saint-Rémy, a pochi mesi dal suo suicidio. Un soggetto particolarmente semplice (una trentina di prigionieri che camminano in cerchio in maniera compulsiva al cospetto di tre guardie), che è risultato perfettamente adattabile alla scena kubrickiana.




Jacques Lous David, La morte di Marat


Il film A proposito di Schmidt (2002) forse non è tra le pellicole più note al grande pubblico; il rimando all’arte che si può cogliere durante la visione, però, è davvero eloquente. Quando il premio Oscar Jack Nicholson è immortalato appisolato nella propria vasca da bagno, immerso nella sua tanto sofferta solitudine con un libro nella mano sinistra e il braccio opposto a penzoloni, il regista Alexander Payne aveva ben chiaro in mente l’opera-simbolo della rivoluzione francese, cioè La morte di Marat, di Jacques Louis David. È un olio su tela strepitoso, capolavoro della cultura del Neoclassicismo, che vuole celebrare il grande giornalista e politico assassinato.



René Magritte, L'architettura al chiaro di luna


Chiudiamo questa serrata rassegna con The Truman Show (1998), tra i film più celebri e riusciti di Jim Carrey. Avete presente l’ultima scena con la barca che infilza il cielo, per cui Truman Burbank scopre che è tutto una scenografia e da lì sale la scalinata che lo conduce agli “studios” orchestrati da Christof? Ecco, la citazione è puntualissima, ossia L’architettura al chiaro di luna del 1956 di René Magritte.




Arte e film a braccetto, appunto.
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